Chi per bene non è

Valvole killer, vedova costretta a pagare un conto da centomila euro

6 anni fa
Valvole killer, vedova costretta a pagare un conto da centomila euro

La signora Sambin deve restituire all’Azienda ospedaliera l’anticipo del risarcimento per la morte del marito

100.319,35 euro da pagare entro 60 giorni dalla notifica della cartella esattoriale: è questa la cifra da capogiro che la signora Margherita Sambin si è vista recapitare a casa con una raccomandata da parte dell’Agenzia delle entrate.

Siamo a Padova, e la donna in questione è la vedova di Antonio Benvegnù, prima vittima ufficiale di una delle note valvole killer prodotte dalla Tri Technologies, l’azienda brasiliana di Belo Horizonte. Dopo il danno, la beffa: dopo ben 15 lunghi anni di traversie tra rabbia e dolore, per conto dell’Azienda ospedaliera di Padova - la struttura sanitaria che aveva acquistato con trattativa privata e poi utilizzato una trentina di quelle protesi cardiache difettose rifiutate da altri ospedali veneti - l’Agenzia delle Entrate pretende la restituzione dell’anticipo sul risarcimento versato alla signora Sambin.

Una storia che ha dell’incredibile, che fa indignare e che ha comprensibilmente gettato la vedova in un’ancora maggiore disperazione e collera: 100 mila euro entro due mesi sono una cifra spropositata e inconcepibile, soprattutto per chi vive con una pensione di reversibilità di mille e 10 euro al mese, e, se non salda il conto, si vedrà pignorata la casa. È una donna disperata, che ha perso il proprio marito subito dopo le dimissioni dall’ospedale e che, ora, dopo questo grave lutto, rischia di perdere davvero tutto, senza aver commesso la benché minima colpa.

Si tratta di una storia assurda e disumana, che rappresenta uno dei più gravi e impuniti scandali della sanità italiana; l’azienda ospedaliera non ha svolto nessun tipo di controllo su quelle protesi insicure, qualcuno ha pagato mazzette per farle acquistare dall’ospedale, ma per l’accusa di corruzione non c’è stata assoluzione e il reato è andato in prescrizione.

Per quanto riguarda i produttori delle protesi, loro sono stati sì condannati, ma sono scappati in Brasile non appena sono iniziati i problemi.
Queste le parole che la signora Sambin rivolge al governatore del Veneto Luca Zaia e al Ministro della Salute Lorenzin: «…Come è possibile perdere tutto senza colpa? Anzi, dopo aver subito un’ingiustizia? Ma forse ho una colpa: volevo sapere la verità. Volevo sapere perché è morto mio marito».

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