Pnrr, giovani in fuga e innovazione digitale

Sviluppo

Pnrr, giovani in fuga e innovazione digitale

2 mesi fa

Ecco quanto evidenziato dall’ultimo rapporto dell’Osservatorio professionisti e innovazione digitale del Politecnico di Milano presentato il 4 giugno 2023

Due importanti sfide attendono gli studi professionali. La prima riguarda la capacità di attrarre e trattenere giovani professionisti che stanno abbandonando le professioni tradizionali. La seconda sfida consiste nel cogliere le opportunità offerte dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e rafforzare il ruolo di supporto alle imprese nella sua attuazione. Questi aspetti emergono nel recente rapporto presentato il 4 giugno 2023 dall'Osservatorio Professionisti e Innovazione Digitale del Politecnico di Milano.

All'apparenza, entrambe le sfide sembrano difficili da affrontare. Meno della metà degli studi italiani di commercialisti, avvocati e consulenti del lavoro dispone di un sito internet, e la media degli investimenti in tecnologie per queste categorie rimane inferiore ai 10.000 euro all'anno, ad eccezione dei grandi studi multidisciplinari. Tra i piccoli studi, uno su quattro sta affrontando una diminuzione del 10% della redditività (35% per i microstudi). Inoltre, c'è una crescente preoccupazione riguardo alla difficoltà di trovare giovani talenti per affrontare il passaggio generazionale.

Tuttavia, esaminando più attentamente la situazione, si può osservare una realtà più complessa e dinamica. I grandi studi e quelli multidisciplinari hanno già intrapreso il percorso di trasformazione. Secondo Claudio Rorato, direttore scientifico e responsabile dell'Osservatorio, questi studi hanno abbracciato la cultura digitale, vedendo le nuove tecnologie come alleate invece che come un costo, e hanno avviato processi di cambiamento.

Al contrario, la maggioranza dei piccoli studi sta ancora faticando nell'adattarsi ai cambiamenti. Restano ancorati a una clientela locale e hanno meno possibilità di investire nelle tecnologie. La predominanza dei piccoli studi nel campione statistico del Politecnico di Milano, che comprende circa 4.000 studi, spiega la sostanziale staticità dei risultati medi.

Nel 2022, gli investimenti in nuove tecnologie sono rimasti stabili, registrando un aumento dello 0,4% rispetto all'anno precedente. Tuttavia, le realtà multidisciplinari hanno investito in media 25.000 euro, mentre gli studi legali solo 9.000 euro. In particolare, preoccupano i microstudi, che rappresentano una parte significativa del campione e nel 63% dei casi investono meno di 3.000 euro all'anno in tecnologia. Questa situazione li rende vulnerabili, in quanto rimangono concentrati sui servizi tradizionali e generalisti, soggetti a una forte concorrenza basata sul prezzo, e sono percepiti come indifferenziati dal mercato. Tuttavia, le prospettive per l'anno in corso sono migliori, con una prevista crescita del 7% delle spese.

La scelta delle tecnologie su cui investire suscita preoccupazione, in quanto spesso è guidata dagli obblighi di legge come la fatturazione elettronica e la conservazione digitale. Nonostante l'ampia diffusione delle videoconferenze a causa della pandemia, meno del 40% degli studi dispone di un sito internet. Strumenti più avanzati come l'intelligenza artificiale e i chatbot sono ancora di nicchia, con nove studi su dieci che non prevedono di introdurli nemmeno in futuro. Tuttavia, Rorato osserva che prima di considerare l'intelligenza artificiale, i professionisti dovrebbero sfruttare appieno i dati di cui dispongono, che rappresentano un tesoro ancora inesplorato.

Il rapporto del Politecnico di Milano, che celebra il decimo anno di indagini, evidenzia che la trasformazione è avvenuta soprattutto a livello culturale. Molti professionisti hanno acquisito consapevolezza dell'importanza delle tecnologie, le considerano un investimento anziché un costo e sono sempre più vicini agli imprenditori per fornire loro consigli strategici. Inoltre, hanno compreso l'importanza della formazione e sviluppato politiche commerciali per attirare i clienti.

Gli studi professionali possono ora sfruttare le nuove opportunità offerte dai fondi del PNRR, che includono finanziamenti per la digitalizzazione e la transizione ecologica, anche per le piccole e medie imprese, che rappresentano i principali clienti dei professionisti. Per cogliere queste opportunità, i professionisti devono affiancare gli imprenditori nelle scelte strategiche e gestionali. Attualmente, il 27% delle PMI si rivolge a un professionista come primo punto di riferimento per la digitalizzazione, ma vi è ancora uno spazio di mercato inesplorato considerando che il restante 73% si rivolge altrove.

La ricerca esplora anche le cause della "crisi di vocazione" tra i giovani nei confronti delle professioni professionali, dal punto di vista dei professionisti-datori di lavoro. Oltre alle retribuzioni non allettanti, pesano anche il desiderio di un equilibrio migliore tra vita privata e lavoro e la mancanza di percorsi di carriera strutturati. Tuttavia, è incoraggiante che si stia affrontando il problema e si stiano cercando soluzioni, nonostante le limitazioni attuali.

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